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      E i viniziani avevano fatto, nel consiglio de' pregati, decreto di soldare diecimila fanti: aiuto molto incerto e molto lento perché, secondo l'uso loro, non succedeva cosí presto il soldare al deliberare. Tardava il muoversi, poi che erano soldati; mossi che erano, restava la difficoltà, quasi inestricabile, del passare i fiumi; e ultimamente, il volere mettersi al pericolo di uscire alla campagna e lo impedire i passi de' monti, per l'esperienze passate, era difficile, perché avevano infiniti modi e vie da passare. Però il duca di Ferrara consigliava non si tentasse neanche di combattergli in campagna, per essere gente animosa ed efferata, ma che con uno esercito grosso gli andassino secondando, per impedire loro le vettovaglie e l'unirsi con le genti che erano in Milano.
      Nella quale città, per l'acerbità di Antonio de Leva, era estremità e suggezione miserabile; perché, per provedere a' pagamenti de' soldati, aveva tirato in sé tutte le vettovaglie della città, delle quali, fatti fondachi publichi e vendendole in nome suo, cavava i denari per i pagamenti loro; essendo costretti tutti gli uomini, per non morire di fame, di pagarle a' prezzi che paresse a lui: il che non avendo la gente povera modo di poterlo fare, molti perivano quasi per le strade. Né bastando anche questi denari a' soldati tedeschi che erano alloggiati per le case, costrignevano i padroni ogni dí a nuove taglie, tenendo incatenati quegli che non pagavano: e perché, per fuggire queste acerbità e pesi intollerabili, molti erano fuggiti e fuggivano continuamente della città, non ostante l'asprezza de' comandamenti e la diligenza delle guardie, si procedeva contro agli assenti alle confiscazioni de' beni; che erano in tanto numero che, per fuggire il tedio dello scrivere, si mettevano in stampa.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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