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      Convenneno in quel luogo non solamente le due madame ma eziandio, per il re di Inghilterra, il vescovo di Londra e il duca di Soffolt, perché senza consenso e partecipazione di quel re non si tenevano queste pratiche; e il pontefice vi mandò anche l'arcivescovo di Capua, e vi erano gli imbasciadori di tutti i collegati. Ma a questi riferivano i franzesi cose diverse alla verità di quello che si trattava, essendo nel re o tanta empietà o sí solo il pensiero dello interesse proprio (che consisteva tutto nella ricuperazione de' suoi figliuoli) che facendogli instanza grande i fiorentini che, seguitando l'esempio di quel che il re Luigi suo suocero e antecessore aveva fatto l'anno mille cinquecento dodici, consentisse che per salvarsi accordassino con Cesare, aveva ricusato; promettendo che mai non conchiuderebbe l'accordo senza includervegli, e che si trovava preparatissimo a fare la guerra; come, anche nella maggiore strettezza del praticare, prometteva continuamente a tutti gli altri. Sopravenne a' ventitré di luglio l'avviso della capitolazione fatta tra il pontefice e Cesare, ed essendo molto stretta la pratica, si turbò in modo, per certe difficoltà che nacqueno sopra alcune terre della Francia Contea, che madama la reggente si messe in ordine per partirsi; ma per opera del legato del pontefice, ma piú principalmente dello arcivescovo di Capua, si fece la conclusione; ancora che, essendo già conchiusa, il re di Francia promettesse le cose medesime che aveva prima promesse a' collegati.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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