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      Perché Pavia fece contro a Antonio de Leva piccola resistenza, non solo perché non vi era vettovaglia per due mesi ma eziandio perché il Pizzinardo, proposto a guardarla, aveva mandato pochi dí innanzi quattro compagnie di fanti a Santo Angelo, dove Antonio de Leva aveva fatto dimostrazione di volersi accampare; e però, essendo restato dentro con poca gente, diffidatosi poterla difendere, non aspettata né batteria né assalto, come vedde prepararsi di piantare l'artiglierie, si accordò, salve le persone e la roba sua e de' soldati: con grande imputazione che avesse potuto piú in lui, e però indottolo ad affrettarsi, la cupidità di non perdere le ricchezze che aveva accumulate in tante prede che il desiderio di salvare la gloria acquistata per molte egregie opere fatte in questa guerra, e specialmente intorno a Pavia.
     
      Lib.19, cap.14
     
      Proposte del principe d'Oranges a Malatesta Baglioni discusse fra questo e i fiorentini; accordi fra il principe e Malatesta per Perugia. Scarsissimi aiuti dei collegati ai fiorentini.
     
      Nel quale tempo era già accesa molto la guerra di Toscana: perché il principe di Oranges, preso che ebbe Spelle, e che il marchese del Guasto, il quale lo seguitava con fanti spagnuoli, di quegli che erano stati a Monopoli, cominciò ad appropinquarsi allo esercito suo, venne al ponte di San Ianni presso a Perugia in su il Tevere, dove si unirono seco i fanti spagnuoli; nella quale città erano tremila fanti de' fiorentini. Aveva il principe, innanzi si accampasse a Spelle, mandato uno uomo a Perugia a persuadere Malatesta che cedesse alle voglie del pontefice; il quale, per ritirare a sé in qualunque modo la città di Perugia e per desiderio che l'esercito procedesse piú innanzi, offeriva a Malatesta che, uscendosi di Perugia, gli conserverebbe gli stati e beni suoi propri, consentirebbe che liberamente andasse alla difesa de' fiorentini, e si obligherebbe che Braccio e Sforza Baglioni e gli altri inimici suoi non rientrassino in Perugia: e benché Malatesta affermasse non volere accettare partito alcuno senza consentimento de' fiorentini nondimeno udiva continuamente le imbasciate del principe, il quale poiché aveva acquistato Spelle gli faceva maggiore instanza.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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