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      Trattoronsi circa a uno mese le difficoltà dell'accordo suo e di quello de' viniziani; e finalmente, a' ventitré di dicembre, essendosene molto affaticato il pontefice, si conchiuse l'uno e l'altro: obligandosi Francesco a pagargli in uno anno ducati quattrocentomila, e cinquecentomila poi in dieci anni cioè ogni anno cinquantamila, restando in mano di Cesare Como e il castello di Milano; quali si obligò a consegnare a Francesco come fussino fatti i pagamenti del primo anno. E gli dette la investitura, o vero confermò quella che prima gli era data. Per i quali pagamenti osservare, e per i doni promessi a' grandi appresso a lui, fece grandissime imposizioni alla città di Milano e a tutto il ducato, non ostante che i popoli fussino consumati per sí atroci e lunghe guerre e per la fame e per la peste. Restituischino i viniziani al pontefice Ravenna e Cervia co' suoi territori, salve le ragioni loro, e perdonando il pontefice a quelli che avessino macchinato o operato contro a lui: restituischino a Cesare, per tutto gennaio prossimo, tutto quello posseggono nel regno di Napoli: paghino a Cesare il resto de' dugentomila ducati, debiti per il terzo capitolo dell'ultima pace contratta tra loro, cioè venticinquemila ducati infra uno mese prossimo e dipoi venticinquemila ciascuno anno; ma in caso che infra uno anno siano restituiti loro i luoghi, se non fussino restituiti secondo il tenore di detta pace o giudicate per arbitri comuni le differenze: paghino ciascuno anno a' fuorusciti cinquemila ducati per l'entrate de' beni loro, come si disponeva nella pace predetta; a Cesare centomila altri ducati, la metà fra dieci mesi l'altra metà dipoi a uno anno.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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