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      Nel quale disegno non fu maggiore la felicità del successo che fusse grande la temerità della deliberazione, se temerari si possono chiamare i consigli spinti dall'ultima necessità. Perché avendo a passare per paesi inimici, e occupati da esercito molto grosso benché disperso in molti luoghi, il principe, levata una parte dello esercito e raccolte piú bande di fanti italiani, avuta (come i fiorentini sospettorono) fede occultamente da Malatesta Baglione, col quale aveva pratiche strettissime, che in assenza sua non assalterebbe l'esercito, andò a incontrarlo; e trovatolo presso a Cavinana, nella montagna di Pistoia (il quale cammino aveva preso passando da Pisa accanto a Lucca, per la confidenza della fazione Cancelliera affezionata al governo popolare), si attaccò con lui molto superiore di forze: dove, nel primo impeto, facendo il principe offizio di uomo d'arme non di capitano, spintosi temerariamente innanzi fu ammazzato. Nondimeno ottenuta da' suoi la vittoria, restò prigione insieme con molti altri Giampaolo da Ceri e il Ferruccio, che cosí prigione fu ammazzato da Fabrizio Maramaus, per sdegno, secondo disse, conceputo da lui quando, nella oppugnazione di Volterra, fece appiccare uno trombetto, mandato in Volterra da Fabrizio con certa imbasciata.
      Cosí abbandonati i fiorentini da ogni aiuto divino e umano, e prevalendo la fame senza speranza alcuna che potesse piú essere sollevata, era nondimeno maggiore la pertinacia di quegli che si opponevano allo accordo: i quali, indotti dalla ultima disperazione di non volere che senza l'eccidio della patria fusse la rovina loro, né trattandosi piú che essi o altri cittadini morissino per salvare la patria ma che la patria morisse insieme con loro, erano anche seguitati da molti che avevano impresso nell'animo che gli aiuti miracolosi di Dio si avessino a dimostrare, ma non prima che condotte le cose a termine che quasi piú niente di spirito vi avanzasse.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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