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      Del concilio non fu conchiuso con sodisfazione di Cesare, che instava che il papa allora lo intimasse: il quale ricusava, allegando che in questa mala disposizione degli animi era pericolo non fusse ricusato da' re di Francia e di Inghilterra, e che facendosi senza loro non poteva introdurre né unione né riformazione della Chiesa, ma era pericolosissimo non ne nascesse lo scisma; essere contento mandare nunzi a tutti i príncipi per indurgli a opera sí santa. E replicando Cesare: che sarà adunque se essi dissentiranno senza giusta cagione? e volendo che in tale caso il papa gli proponesse di intimarlo, non potette disporlo. In modo che si diputorono e mandorono i nunzi con poca speranza di riportarne conclusione.
      Ma non restò anche Cesare piú sodisfatto della pratica del parentado. Perché essendo venuti a Bologna i due cardinali, e introdotto di nuovo il ragionamento del parentado del re di Francia, il pontefice replicava a quello del duca di Milano, che avendogli il re molto prima proposto il matrimonio del suo figliuolo, ed egli udita la pratica con consenso di Cesare (che allora dimostrò di esserne contento), gli pareva fare troppa ingiuria al re di Francia se, pendenti questi ragionamenti, la maritasse a uno inimico suo: credere che questo fusse introdotto dal re artificiosamente, per intrattenerlo e non con animo di conchiudere, essendovi tanta disparità di grado e di condizione; ma che se prima non si escludeva del tutto questa pratica non voleva fare offesa sí grave al re.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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