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      Conchiusesi finalmente l'andata, non a Nizza, perché il duca di Savoia, per non dispiacere a Cesare, fece difficoltà di concedere al pontefice la rocca, ma a Marsilia; cosa molto desiderata dal re, per essergli molto piú onore tirarlo ad abboccarsi seco nel suo regno, ma non molesta anche al pontefice, che desiderava sodisfarlo piú con le dimostrazioni e col compiacere alla sua ambizione che con gli effetti. E sforzavasi il pontefice di persuadere a ciascuno di andare là principalmente per praticare la pace e trattare la impresa contro agli infedeli, ridurre a buona via il re di Inghilterra, e finalmente solo per gli interessi comuni; ma non potendo dissimulare la vera cagione, mandò, innanzi che andasse egli, a Nizza la nipote, in su le galee che il re di Francia mandò col duca di Albania, zio della fanciulla, a levare lui. Le quali, poi che ebbeno condotto la fanciulla a Nizza, ritornate in porto Pisano, levorono, il quarto dí di ottobre, il pontefice con molti cardinali, e con navigazione assai felice lo condusseno in pochi dí a Marsilia; dove poiché ebbe fatto l'entrata solennemente, vi entrò poi il re di Francia, che prima l'aveva visitato, di notte; e alloggiati in uno medesimo palazzo, feciono dimostrazioni grandissime di amore. Ed essendo il re tutto intento a guadagnare l'animo suo, lo ricercò che facesse venire la nipote a Marsilia; il che fatto dal papa cupidissimamente (che non lo ricercava per mostrare di volere prima trattare delle cose comuni), come la fanciulla fu condotta, si fece lo sposalizio e quasi immediate la consumazione del matrimonio, con allegrezza incredibile del pontefice.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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