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      Furono potissima cagione di questa ritornata di Cosimo, Neri di Gino Capponi, Piero di messer Luigi Guicciardini, Luca di messer Maso degli Albizzi ed Alamanno di messer Iacopo Salviati, ma massime vi si operorono Neri e Piero.
      Tornato Cosimo e fatto capo del governo e fatta fare una Balía di cittadini, per sicurtà dello stato cacciò di Firenze in grandissimo numero tutti gli avversari sua, che furono molte famiglie nobilissime e ricchissime, ed in luogo di quelle cominciò a tirare su di molti uomini bassi e di vile condizione, e dicesi che sendo Cosimo ammunito da qualcuno che e' non faceva bene a spegnere tanta nobiltà, e che mancando gli uomini da bene, Firenze rimaneva guasta, rispose che parecchi panni di San Martino riempierebbono Firenze di uomini da bene; volendo inferire che cogli onori e colle ricchezze gli uomini vili diventavano nobili.
      Erano allora nella città molte casa nobile che si chiamavano di famiglia, le quali pe' tempi adrieto, sendo grande e soprafaccendo gli uomini di manco forze, erano state per opera di Giano della Bella private de' magistrati della città, massime del priorato e de' collegi, e fatto contra loro molti ordinamenti e legge forte che reprimevano la loro potenzia, e nondimeno era stato riservato loro alcuno uficio, ne' quali per legge avevono a avere una certa parte, ed oltra ciò nelle legazione e ne' dieci della Balía avevono buono corso. Con costoro non aveva Cosimo inimicizia particulare, perché loro sendo alienati dello stato, non l'avevono offeso nelle sue avversità, e nondimeno rispetto alla loro maggioranza e superbia non gli amava, né si sarebbe confidato di loro, e però per tôrre loro quella parte de' magistrati riservata loro dalla legge, e nondimeno in modo che vi avessino a concorrere, fece una provisione, e si disse con consiglio di Puccio Pucci, che quelle tali famiglie che vulgarmente si chiamavano de' grandi, fussino fatte di popolo; e cosí levò loro le legge che gli opprimevano ed abilitogli a tutti gli onori come gli altri cittadini.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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