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      A Milano ed a Firenze dispiacque assai questa cosa, dubitando che el conte Iacopo, per essere soldato di riputazione ed a chi facilmente tutti e' cassi e sviati farebbono capo, non suscitassi qualche movimento in Italia, e forse per ordine occulto de' viniziani, e cosí si raccendessi la guerra passata, e massime che in quegli dí morí papa Niccola che era stato autore della quiete universale e fu in suo luogo creato Calisto. E però el duca e la città feciono grande instanzia per imbasciadori, che e' viniziani lo sopratenessino almeno tanto tempo che le cose di Italia fussino un poco piú assodate. Non vollono e' viniziani farne nulla; e però partitosi de' terreni loro, stando Italia sospesa di quello avessi a fare, roppe guerra a' sanesi sotto pretesto di conti vecchi avevano col padre Niccolò Piccinino; ma risentendosene e' signori della lega e massime el papa ed el duca Francesco che mandorono gran numero di gente in soccorso de' sanesi, fu tanto stretto che per non avere luogo dove ridursi era necessario si spacciassi; se non che el re Alfonso, mandatogli alcune galee, lo ridusse salvo con le sue gente nel reame, di che si vedde che quel che aveva fatto era stato di consentimento del re, el quale era inquietissimo e non poteva vivere in pace. Seguitò poi che el re roppe guerra a' genovesi e mandò, credo, el conte Iacopo in Romagna a' danni de' Malatesti che a sua contemplazione erano fuori della lega universale.
      Ne' quali tempi trovandosi ancora e' sanesi in molta disunione e faccendosi ogni dí fuorusciti, la città stava in gran sospetto e paura del re, che ancora teneva le mani ne' casi di Piombino, dubitando che se acquistava la oportunità di alcuno di quegli luoghi, sendo naturalmente tanto ambizioso ed inquieto, questa vicinità non mettessi la città in qualche grave pericolo.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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