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      Aggiugnevasi che nella città era disunione grande e molti malcontenti e cupidi di cose nuove; di che el governo presente non era gagliardo come soleva, anzi pareva indebolito, e però e' cittadini dello stato si risolvevano, per ovviare a' pericoli e sicurare lo stato, che come avessino uno gonfaloniere di giustizia a loro proposito, fussi da purgare la città di umori cattivi. A Cosimo non pareva, ed ancora Neri, che poco poi morí, era di medesima opinione, giudicando forse che rispetto agli andamenti del re ed e' sospetti di fuora, non fussi bene accrescere travagli alla città. E stando le cose in questi termini, nel 1457 el re, che era tutto vòlto alla espugnazione di Genova, si morí, lasciato el regno a don Ferrando suo unico figliuolo non legittimo, di che posati e' tumulti e pericoli di fuora, Cosimo si risentí e volse lo animo a assicurare lo stato; e però sendo nel 58 gonfaloniere di giustizia Luca Pitti, sonorono a parlamento, e ristretta la autorità ed el governo della città a loro proposito e riformato el reggimento, confinorono ed ammunirono un numero grande di cittadini, in modo che Cosimo e gli aderenti sua rimasono al tutto e sicuramente padroni del governo; e Luca Pitti, che fu poi fatto cavaliere dal popolo, ne acquistò tale riputazione e credito, che doppo Cosimo era assolutamente el primo cittadino di Firenze.
      Morí nel medesimo anno 1458 papa Calisto, e fu eletto in suo luogo papa Pio, chiamato prima Enea de' Piccuolomini da Siena, el quale confermò nel regno di Napoli don Ferrando e fece parentado con lui, conciosiaché el re per ottenere le bolle del reame dette una sua figliuola non legittima per moglie a uno nipote del papa, e per dote el ducato di Malfi.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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