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      In questo tempo el conte Iacopo Piccinino per opera del duca Francesco suo suocero si riconciliò col re Ferrando e ricondussesi a' soldi sua, ed avendo da lui danari, deliberò da Milano, dove era transferirsi nel reame a visitare el re e fargli capace volere essere suo buono servidore, come e lui ed el padre erano stati di suo padre. Venne adunche a Napoli e fu ricevuto dal re con tanto onore e tanta dimostrazione di benivolenzia che non si sarebbe piú potuto esprimere, ed ogni dí stava seco qualche ora a segreto parlamento; nondimeno quando volle partire, avendo preso buona licenzia dal re, fu ritenuto ed incarcerato insieme con el conte Broccardo suo cancelliere, e pochi dí poi fu morto in prigione. Mostrò el duca Francesco tal cosa dispiacergli assai dolendosi che el conte fussi stato tradito quasi sotto la sua fede e sue braccia; ed essendo madonna Ipolita sua figliuola a Siena, che n'andava a Napoli a marito a Alfonso duca di Calavria primogenito del re, ed in sua compagnia don Federigo figliuolo del re, gli comandò si fermassi quivi insino a tanto avessi altra risoluzione da lui; ed in effetto fece cenni di avere voglia che el parentado non andassi innanzi. La qual cosa dispiacque assai alla città, perché desideravano si conservassi questa unione fra 'l re e duca per commune beneficio; e però s'affaticorono molto e publicamente ed in privato alcuni cittadini suoi familiari in persuadergli non volessi dividere tale amicizia, che portava tanta sicurtà ed a sé ed agli amici sua; e cosí si fece in effetto.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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