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      La cagione di questo capitolo fu, perché avendo el Gran turco tolto Negroponte e molti altri luoghi a' viniziani e continuando tuttavia con loro la guerra, pareva al re Ferrando che lo stato suo fussi in gravissimo pericolo per avere molti luoghi e marine, ne' quali el turco poteva facilmente fargli danno, e per questo rispetto desiderava assai congiugnersi e collegarsi co' viniziani, acciò che insieme potessino pensare e provedere a' pericoli communi; ed arebbelo fatto da se medesimo, ma gli pareva che non concorrendo el duca e' fiorentini in questa coniunzione, né e' viniziani né lui rimanessino in modo sicuri delle cose d'ltalia, che potessino attendere espeditamente alle cose del turco. Inoltre pensò che ristringendosi col duca e' fiorentini e poi faccendo lega generale co' viniziani, non solo trarrebbe de' viniziani quello frutto disegnava, ma eziandio sarebbe facile cosa in tanto suo pericolo trarre qualche sussidio da tutta Italia contro al turco, e però saviamente condusse questa lega particulare, inserendovi nondimeno el predetto capitulo della generale. E per dargli esecuzione mandorono communemente imbasciadori a Roma per praticare questa materia, dove per la città fu deputato messer Otto Niccolini e Pierfrancesco de' Medici, ma pochi dí poi, morendo messer Otto, vi fu mandato in suo luogo Iacopo Guicciardini.
      La conclusione di questa pratica ebbe in sé molte difficultà, e passò con piú lunghezza di tempo non si stimava, perché la lega voleva a ogni modo si riservassi la sua particulare ed el papa non lo negava, ma diceva volere si facessi in modo vi fussi drento la conservazione dello onore suo, ed in ogni modo gli era proposto, faceva difficultà; ed era la cagione vera che questa conclusione non gli piaceva, perché gli pareva sendo quietata Italia essere necessitato fare impresa contro al turco, il che faceva male volentieri per non spendere; dove non si conchiudendo questa lega, gli pareva avere scusa con dire fussi di bisogno prima pacificare Italia.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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