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      Nel medesimo anno Giovan Francesco conte di Caiazzo e messer Galeazzo, figliuoli del signor Ruberto, tennono stretta pratica col signore Lodovico venire a' soldi sua e dettono speranza a principio del signore Ruberto loro padre; di poi vedendo che lui non lo farebbe, con alcuni loro fidati fuggirono occultamente del campo de' viniziani e vennono in quello della lega. Il che si stimò assai, perché fu opinione che e' viniziani avessino a insospettire del signore Ruberto e volersene assicurare o veramente non lo adoperare; ma lui prudentissimamente, come intese el caso, se ne andò a un castello de' viniziani, e quivi fatto chiamare el castellano, gli comandò per l'autorità aveva dalla signoria per conto del capitanato, lo ritenessi a stanza della signoria; il che lui non volle fare. E con questi ed altri modi in modo assicurò e' viniziani, che loro gli mandorono imbasciadori a confortarlo, ed a mostrargli avere in lui piú fede che mai.
      Avevano e' viniziani tenute astutamente molte pratiche di pace, massime col papa, non tanto per farla, quanto per ingegnarsi di mettere qualche ombra tra e' signori della lega, a fine che questa unione si dissolvessi, o almeno che la speranza della pace gli raffreddassi ne' provedimenti s'avevono a fare, le quale arte sendo cognosciute, non solo si pensava alla pace, ma nella fine di quello anno si consultorono in una dieta a Milano gli ordini del continuare l'anno sequente potentemente la guerra; in modo che in quella vernata furono e' viniziani in grande angustie di pensare e provedere gente e danari per difendersi.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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