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      In Lorenzo non fu tanto giudicio, benché avessi una briga sola di conservare lo stato, perché lo trovò fatto; nondimeno lo conservò con molti pericoli, come fu la novità de' Pazzi e la gita di Napoli; nelle mercatantie e cose private non ebbe intelligenzia, in modo che andandogli male, fu forzato valersi del publico e forse in qualche cosa del privato, con grandissima infamia e carico suo, ma abondorono in lui eloquenzia destrezza ingegno universale in delettarsi di tutte le cose virtuose e favorirle; in che Cosìmo al tutto mancò, el quale si dice, massime da giovane, essere stato nel parlare piú tosto inetto che altrimenti.
      La magnificenzia dell'uno e dell'altro fu grandissima, ma in spezie diverse: Cosimo in edificare palazzi, chiese nella patria e fuori della patria, e cose che avessino a essere perpetue ed a mostrare sempre presente fama di lui, Lorenzo cominciò al Poggio a Caiano una muraglia suntuosissima e non la finí prevenuto dalla morte; e con tutto fussi in sé cosa grande, nondimeno rispetto alle tante e tali muraglie di Cosimo, si può dire murassi nulla; ma fu grandissimo donatore e co' doni e liberalità sua si fece grandissime amicizie di principi e di uomini erano apresso a loro. Per le quali cose si può in effetto a mio giudicio conchiudere che, pesato insieme ogni cosa, Cosimo fussi piú valente uomo, e nondimeno per la virtú e per la fortuna l'uno e l'altro fu sí grandissimo, che forse dalla declinazione di Roma in qua non ha avuto Italia uno cittadino privato simile a loro.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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