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      Stette el re in Firenze... giorni, e ristrignendosi la pratica dello accordo, dimandava el dominio della città, dicendo fra l'altre ragione apartenersegli secondo gli ordini di Francia, per essere entrato armato nella città; dimandava la ritornata di Piero. Nelle quali cose sendo ostinatissimi e' cittadini, mandorono in sulle poste a Milano Bernardo Rucellai, perché el duca intendessi queste cose pensando, come era vero, gli avessi a dispiacere che el re pigliassi piede in Firenze; e però el duca commisse a el conte di Gaiazzo ed a messer Galeazzo da Sanseverino, che erano per conto suo drieto al re, che si ingegnassino levarlo da queste dimande, e favorissino con ogni sforzo la causa della città.
      Stettono le cose piú dí in questi dibattiti, e la città si trovava in gran timore per non essere e' cittadini assueti alle arme e vedersi in corpo uno esercito potentissimo; da altra parte e' franzesi vedendo el popolo essere grande, ed intendendo come nella cacciata di Piero tutto el popolo al suono della campana grossa aveva preso le arme, e che el contado farebbe quel medesimo, temevano assai faccendo guardie ed usando diligenzia grande non si usassi campane, in modo la paura era divisa; e benché due o tre volte si levassi romori per la terra, ed e' franzesi corressino alle arme, nondimeno, perché erano nati per paura, non si procedé mai piú oltre.
      Erano Francesco Valori, Piero Capponi, Braccio Martelli e parecchi altri cittadini deputati a praticare col re e sendo in sul formare le composizioni, portorono al re una bozza de' capitoli, ne' quali la città sarebbe convenuta; e non gli piacendo, lui dette loro un'altra bozza, secondo la quale voleva farsi lo accordo; dove sendo cose molto disoneste, Piero Capponi presala, animosissimamente la stracciò in presenzia del re, soggiugnendo che poi che e' non voleva accordarsi, le cose si terminerebbono altrimenti, e che lui sonerebbe le trombe, e noi le campane; parole certo d'uomo grande ed animoso, sendo in casa d'un re di Francia barbaro ed altiero, e dove era pericolo che e' fatti bestiali non seguitassino le parole stizzose.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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