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      Massimiano, avendo tocchi in nome della lega danari da Genova, ed imbarcatosi alla volta di Pisa, stette molti dí in mare impedito da' venti e da' cattivi tempi, in modo che quando venne a Livorno aveva consumato e' danari sua, ed era venuto el tempo della altra paga: in modo che, stato pochi dí a Livorno e non gli sendo mandati e' danari da' viniziani, ne venne a Pisa, lasciati alcuni legni a campo a Livorno; dove alla fine di ottobre, sendo sopravenute certe galee di Francia in favore nostro, e' legni dello imperadore, avendo contrari non meno e' legni franzesi e destituito di ogni speranza, data la volta adrieto, vituperosamente se ne ritornò nella Magna.
      La cagione perché e' viniziani non gli mandorono danari fu perché essendo lo imperadore molto piú del duca che loro, erano cominciati a insospettire che el duca non fussi male contento che Pisa fussi in loro mano, e però non si fidando di lui, non vollono a sue spese favorire uno instrumento che avessi a operare tanto quanto paressi al duca. E fu questa rottura tanto a proposito ed utile della città, quanto dire si potessi; perché e' cittadini, vedendosi sanza soccorso e contro tutta Italia, si giudicavano sanza rimedio, in forma che da molti fu imputato piú tosto a miraculo la salute nostra che modo umano; parendo che l'essere soprastato lo imperadore in mare per e' tempi cattivi, e la disunione venuta sí a tempo, e di poi e' venti essersi operati nella vittoria nostra, fussi stato mistero divino e massime che fra Ieronimo aveva in quegli giorni predicato e confortato gagliardamente fussino sanza paura, che Dio gli libererebbe.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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