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      Ma la quistione e differenzia resta circa la bontà della vita in che è da notare che se in lui fu vizio, non vi fu altro che el simulare causato da superbia ed ambizione; perché chi osservò lungamente la vita ed e' costumi sua, non vi trovò uno minimo vestigio di avarizia, non di lussuria, non di altre cupidità o fragilità, ed in contrario una dimostrazione di vita religiosissima, piena di carità, piena di orazioni, piena di osservanzia, non nelle corteccie ma nella medolla del culto divino: e però nelle esamine sua, benché e' calunniatori con ogni industria lo cercassino, non vi si trovò in queste parte da notare uno minimo difettuzzo. Le opere fatte da lui circa l'osservanzia de' buoni costumi furono santissime e mirabile, né mai in Firenze fu tanta bontà e religione, quanta a tempo suo; la quale doppo la morte sua scorse in modo, che manifestò ciò che si faceva di bene essere stato introdotto e sustemato da lui. Non si giucava piú in publico, e nelle casa ancora con timore; stavano serrate le taverne che sogliono essere ricettaculo di tutta la gioventú scorretta e di ogni vizio, la soddomia era spenta e mortificata assai; le donne, in gran parte lasciati gli abiti disonesti e lascivi; e' fanciulli, quasi tutti levati da molte disonestà e ridutti a uno vivere santo e costumato; ed essendo per opera sue sotto la cura di fra Domenico ridutti in compagnie, frequentavano le chiese, portavano e' capelli corti, perseguitavano con sassi e villani gli uomini disonesti e giucatori e le donne di abiti troppo lascivi; andavano per carnasciale congregando dadi carte, lisci, pitture e libri disonesti, e gli ardevano publicamente in sulla piazza de' Signori faccendo prima in quello dí, che soleva essere dí di mille iniquità, una processione con molta santità e divozione; gli uomini di età tutti vòlti alla religione, alle messe, a' vespri, alle prediche, confessavansi e communicavansi spesso; ed el dí di carnasciale si confessava uno numero grandissimo di persone; facevasi molte elemosine, molte carità. Confortava tutto dí gli uomini che, lasciate le pompe e vanità, si riducessino a una simplicità di vivere religioso e da cristiani, ed a questo effetto ordinò legge sopra gli ornamenti ed abiti delle donne e fanciulli, le quali furono tanto contradette dagli avversari sue che mal si vinsono in consiglio, se non quelle de' fanciolli, che etiam non si osservorono Fecesi, per le sue predicazione, moltissimi frati nel suo ordine, di ogni età e qualità, assai garzoni nobili e delle prime famiglie della città, assai uomini di età e riputazione Pandolfo Rucellai, che era de' dieci e disegnato oratore al re Carlo; messer Giorgio Antonio Vespucci e messer Malatesta, canonici di Santa Liperata, uomini buoni e di dottrina e gravità, maestro Pietro Paolo da Urbino, medico riputato e di buoni costumi; Zanobi Acciaiuoli, dottissimo in lettere greche e latine, molti altri simili.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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