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      E però disperata la signoria, che ne era gonfaloniere di giustizia per maggio e giugno Francesco Gherardi, che e' si vincessino e' dieci, governava lei le cose della guerra, chiamando sempre una pratica de' primi cittadini, per consiglio de' quali si deliberavano le cose importante; e vòlti gli animi di tutti alla impresa di Pisa, esaminando le forze nostre e degli avversari, si conchiuse che, poi che e' pisani erano abbandonati e per le condizione di Italia non potevano sperare soccorso potente di luogo alcuno le nostre gente sole erano atte a espugnarla sanza e' favori del duca di Milano; al quale dispiacque assai el non essere richiesto, parendogli che la città non volessi in questo caso obligo seco, per non essere tenuta aiutarlo nella guerra contro a Francia, che tutto di riscaldava.
      Fatta questa conclusione, e bisognando danari per la esecuzione, si messe in consiglio grande una provisione di danari la quale aveva difficultà grandissima a vincerla per le condizioni dette di sopra, e perché el popolo desiderava che nella elezione de e' magistrati di drento e di onore si seguitassi quello modo che si teneva negli ufici di fuora e di utile, cioè di imborsare tutti quegli che avessino vinto per la metà delle fave e una piú, e però davano le fave bianche a ogni cosa. Fecesene pratica, e veduto quanto importava Pisa alla città e come la impresa, per essere e' pisani soli, era molto riuscibile e piú che fussi stata in tempo alcuno doppo el 94, con tutto che el desiderio del popolo si cognoscessi dannoso alla città, pure per meno male si conchiuse di fare una nuova provisione di danari, nella quale si congiunse che gli ufici di drento si eleggessino come quelli di fuora, eccetto che e' si nominassi chi doveva andare a partito.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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