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      Di modo che ponendosi l'anno tre o quattro di queste decime, chi aveva di entrata ducati cinquanta pagava un terzo o un quarto della entrata sua; chi n'aveva trecento pagava tutta la entrata sua; e multiplicandosi proporzionabilmente, chi aveva di entrata cinquecento o seicento ducati, pagava l'anno una volta e mezzo o dua la entrata sua.
      Questo modo cosí proposto, benché fussi ingiustissimo e di danno al publico, perché gli è utilità della città mantenere le ricchezze, pure pensando ognuno alle commodità sua, aveva favore assai; principalmente tutti e' poveri, avendo a avere una gravezza, volevano piú tosto questa che una altra, perché la gli offendeva poco, tutti coloro che erano ricchi di danari la favorivano, perché la non gli percoteva; restavano solo quegli avevano molte possessioni, e' quali erano pochi; e se alcuno altro, se ne ritraeva per la disonestà della cosa. Messasi a partito in consiglio e non si vincendo le prime volte vi parlò su Luigi Scarlatti che era di collegio, molto vivamente, mostrando che egli era ragionevole che chi aveva piú ricchezze sentissi piú e' carichi della città, soggiugnendo che se e' si dolevano che questa gravezza gli impoverissi, che e' gli scemassino le spese, e se non potevano tenere cavalli e servi, facessino come lui che andava in villa a piè e si serviva da sè; e con queste ed altre simili parole si riscaldò in modo che el parlare suo di dispiacere e di disonestà avanzò la provisione. La quale si vinse con carico grande della signoria apresso agli uomini da bene, e tanto piú quanto sendo stato messo innanzi questo modo alla signoria passata, Giovan Batista Ridolfi, che era gonfaloniere benché non fussi ricco di possessione, l'aveva sempre ostinatamente ricusata, in modo che a tempo suo non si apiccò mai.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





Luigi Scarlatti Giovan Batista Ridolfi