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      Gli amici de' Panciatichi erono in minore numero ed anche andavano lentamente e ne erano quasi capi Piero Soderini, Piero Guicciardini, Alamanno ed Iacopo Salviati, e' quali non si scoprivano molto e procedevano con rispetto; ma lo universale e la multitudine del popolo era volta in beneficio loro, mossi, come è usanza de' popoli, dalla compassione.
      Allegavasi per costoro molte ragione: el debito della città superiore, che è di tenere e' sudditi in piú quiete sia possibile ed in modo che e' possino usare e godere le cose loro, né essere molestati quando si portano bene; e se pure errano, avergli a punire e' superiori, non permettere che e' sudditi sieno giudici e castigatori l'uno dell'altro. Aggiugnevasi che e' Cancellieri non solo avevano errato in fare tanto eccesso, ma eziandio sprezzato tutti e' comandamenti e bandi de' nostri uficiali e commessari e contro a mille proibizione ed in sugli occhi loro avere per spazio di piú dí continuato ardere le casa e guastare Pistoia, e però essere necessario per sicurtà dello stato farne tale dimostrazione, che sia esemplo a tutti gli altri sudditi che e' non abbino ardire muoversi contro alla voluntà della città, in ultimo essere da considerare bene che sendo stati e' delitti loro grandissimi, e conoscendo eglino quanto abbino offeso la città, non si fiderebbono mai anzi alla prima occasione si ribellerebbono, e la disubidienzia loro mostrava questo animo, e però essere necessario prevenire ed assicurarsene in modo col restituire e' Panciatichi alla patria ed alle facultà, che piú non s'avessi da dubitarne.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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