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      Prese el re per questa stanza degli imbasciadori e poi per la capitolazione qualche sospetto, che se e' ci stranava troppo noi non ci alienassimo in tutto da lui e gittassimoci in collo a Masimiano, col quale, come è detto di sopra, cominciava a ingrossare; in forma che o per questa o per altre cagione, fece fuora di ogni opinione lo apuntamento con noi. Lo effetto del quale fu che noi fussimo obligati per tre anni dargli ogni anno ducati quarantamila; e lui per questo tempo si obligò alla protezione nostra contro a qualunque ci offendessi, e di mandare a' bisogni, quando lo richiedessimo, per difesa nostra quattrocento lancie. E benché questa somma di danari fussi grave alla città che era stracca per tante spese, nondimeno fu riputata buona nuova, parendo che rispetto alla riputazione e potenzia del re, né el Valentino, né e' Vitelli, né alcuno potentato di Italia ci dovessi molestare.
      Fatto questo appuntamento, ed essendo cessato el sospetto di guerre esterne, e non si pensando ancora alle cose di Pisa per la stagione dello anno che non era ancora da fare imprese, si volse el pensiero a due cose importanti della città: l'una, perché el comune aveva in queste guerre accattato moltissimi danari da' suoi cittadini, e però si trovava in molto debito e disagio perché se n'aveva a pagare loro gli interessi, pigliare qualche modo che in uno spazio di tempo si scaricassi questo debito, in forma che vi fussi drento la salvezza de' cittadini con piú commodità del commune che fussi possibile, l'altra perché e' podestà e capitani che venivano a rendere ragione nella città, menavano seco uomini imperiti ed ignoranti, e' quali o tenevano le lite immortale o le decidevano non in quel modo sarebbe stato giusto, pigliare forma che e' ci venissi a giudicare uomini valenti e buoni, acciò che la giustizia, che è uno de' membri principali della città, si amministrassi rettamente.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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