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      Dettono in questo mezzo le gente nostre el guasto, non però per tutto, perché non si poterono accostare in Barbericina ed in certi luoghi sotto Pisa, e di poi ne vennono a campo a Vicopisano, dove sendo accampati, successe uno accidente grandissimo che fece voltare gli uomini a altri pensieri di maggiore importanza, del quale acciò che meglio si intenda la alterazione descriverò in che termini si trovassi la città.
      L'avere apuntato con Francia, e di qui el parere di essere assicurato del Valentino, Vitelli, Orsini e degli altri inimici nostri, e di poi una speranza se non molto propinqua, almeno non molto rimota, delle cose di Pisa, aveva assai rallegrati e confortati e' cittadini, in modo che e' Monti erano cresciuti di pregio; ed appressandosi di poi nel mese di giugno la festa di san Giovanni, si era fatte, faceva ed ordinava feste assai, in modo che e' parevano ritornati quegli tempi lieti che erano innanzi al 94; quando dallo oratore nostro di Francia, che vi era Luca degli Albizzi, perché monsignore di Volterra era in viaggio che ritornava in Italia, vennono avisi di avere ritratto che non ostante la protezione del re l'animo degli inimici nostri era di manometterci, e se volessino intendere la minuta, vedessino di porre le mani adosso a uno ser Pepo cancelliere di Pandolfo Petrucci, el quale di Francia dove aveva cerca licenzia dal re e non ottenuta di farci questo assalto, si ritornava a Siena, ed a chi era noto ogni cosa.
      Avuto questo aviso, fu subito mandato commessario a Arezzo ed in quelle circumstanzie, dove si dubitava rispetto alla vicinità de' Vitelli, Guglielmo de' Pazzi, uomo leggiere e di poco governo e cosí tenuto universalmente nella città: ma perché lui come era eletto accettava ed era presto al cavalcare, ed e' cittadini prudenti e di riputazione fuggivano pe' disordini della città queste cure, fu deputato lui, e piú facilmente, perché messer Cosimo suo figliuolo era vescovo di Arezzo.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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