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      E poco poi, dato buono ordine, fu preso ser Pepo a Firenzuola, e condotto a Firenze fu esaminato a parole, e non si ritraendo nulla non si procedé piú oltre, perché Pandolfo, intesa la nuova, aveva velocissimamente scritto a Firenze che ciò che fussi fatto di offesa a ser Pepo, lui lo rimetterebbe, e moltiplicatamente, nella persona di molti cittadini che si trovavano al Bagno a San Filippo in quello di Siena, e che subito erano stati sostenuti da lui. Per la qual cosa, avendosi rispetto a quegli privati, ser Pepo fu licenziato e lasciatone andare a Siena, non si sendo intesi e' maligni umori che erano in Arezzo, e' quali di subito scoppiorono.
      Avevano alcuni de' primi aretini tenuto pratica con Vitellozzo di ribellarsi dalla città, la quale cosa, trovandosi Guglielmo a Anghiari, gli fu particolarmente notificata da uno Aurelio da Castello inimico di Vitellozzo, di che lui, ritornato in Arezzo per provedere ed empiere la cittadella di fanti per assicurarsi della terra, ne conferí col capitano, e sepponla sí bene governare, che innanzi fussino forti si publicò. Gli aretini, vedendosi scoperti, presono le arme, e preso Guglielmo ed Alessandro Galilei che vi era capitano e Piero Marignolli podestà, gridorono «libertà» e si ribellorono. Udito el romore, el vescovo che era in Arezzo fuggí nella cittadella, e cosí alcuni uficiali fiorentini che vi erano, e Bernardino Tondinelli ed alcuni altri aretini affezionati alla città. Dèttonne e' ribelli subito aviso a Vitellazzo, el quale dolendosi che la cosa era scoperta troppo presto ed innanzi al dí disegnato, in modo che lui non era in ordine, ne venne con pochi cavalli in Arezzo, dove per parecchi dí furono sí pochi provedimenti e poche forze, che è manifesto che se vi si mandavano le gente nostre, non avevano opposizione a entrare in cittadella e di quivi facilissimamente recuperare la terra; ma non si fece, perché cosí fussi a qualche buono fine ordinazione di Dio, o perché la fortune volessi ancora giuoco de' fatti nostri, e farci con nostro danno tenere pazzi e da pochi.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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