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      Giunti e' franzesi a Montevarchi, Vitellozzo si ritirò verso Arezzo, e benché prima avessi detto che verrebbe co' franzesi a giornata, o almeno ritiratosi in Arezzo farebbe una difesa memorabile, pure poi considerando che el papa e Valentino gli mancavano sotto ed anche per satisfare al re si gli volterebbono contro, e che tutto lo sforzo del re verrebbe adosso a lui, mancatogli l'animo deliberò accordarsi, e tenuta stretta pratica co' capitani franzesi, che erano monsignore di Lancre e monsignore Imbalt, conchiuse con loro contro alla voluntà della città; in forma che lo effetto era che noi recuperavamo tutte le cose nostre eccetto Arezzo che rimaneva libera. Di che sendosi caldamente dato aviso agli imbasciadori erano in corte, el re scrisse a' suoi capitani che questo accordo non andassi innanzi e che voleva che Arezzo ed ogni cosa ritornassi; e però fu constretto in ultimo Vitellozzo accordare con loro, mettendo in loro mano, a stanza del re, Arezzo e tutte le terre aveva prese; e cosí, partitosi lui, gli Orsini ed e' Medici, e' capitani franzesi presono ogni cosa in nome del re, el quale sopratenne la restituzione insino a tanto che e' si pagassino e' tremila svizzeri; la quale parte accordata, mandò monsignore di Milone a Firenze con ordine del potere restituire e di operare intorno a ciò quanto gli fussi commesso dalla città.
      Venne Milone a Firenze, e bisognò, innanzi che gli andassi a Arezzo, accordare monsignore di Ravel, nipote di Roano che era creditore della ragione de' Medici di ottomila ducati; la quale cosa perché si espedissi, Alamanno Salviati obligò alla osservanza di questo accordo la sua proprietà; e cosí ne andò Milone alla volta di Arezzo e con lui furono deputati commessari a ricevere le terre, Piero Soderini e Luca d'Antonio degli Albizzi, e' quali presono pacificamente la possessione di Arezzo e di tutte le terre perdute.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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