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      E però e' savi cittadini e di riputazione, vedute queste cattive cagione, né vi potendo riparare perché subito si gridava che volevano mutare el governo stavano male contenti e disperati e si erano in tutto alienati dallo stato; ed erano el piú di loro la maggior parte a specchio, né volevano esercitare commessarie o legazione se non per forza e quando non potevano fare altro, perché sendo necessario pe' nostri disordini che di ogni cosa seguitassi cattivo effetto, non volevano avere addosso el carico e grido del popolo sanza loro colpa.
      Di qui procedeva che uno Piero Corsini, uno Guglielmo de' Pazzi erano tutto dí mandati commessari, perché, non volendo andare gli uomini savi e di riputazione, bisognava ricorrere a quegli che andavano volentieri; cosí andorono in Francia imbasciadori uno Giovacchino Guasconi, uno Luigi dalla Stufa e simili che non accadde nominare, perché uno messer Guidantonio Vespucci, uno Giovan Batista Ridolfi, uno Bernardo Rucellai, uno Piero Guicciardini non andavano se non quando non potevano fare altro. Di qui nasceva che la città non solo non aveva riputazione cogli altri potentati di Italia, ma né ancora co' sua propri sudditi; come si vedde nelle cose di Pistoia dove non sarebbono e' pistolesi tanto trascorsi, se avessino temuta o stimata la città. Aggiugnevasi a questi mali cosí publici che non sendo nella città nessuno che avessi perpetua autorità, e quegli che erano in magistrato, per essere a tempo, procedendo con timore e con rispetti era introdotta una licenzia sí publica e grande, che e' pareva quasi a ognuno, massime che fussi di stirpe punto nobile, lecito di fare quello che e' volessi.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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