Pagina (264/382)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Cosí chi si trovava ne' magistrati, se avessi nelle cose che vi si trattavano una spezialtà ed una voglia o onesta o disonesta bisognava che ne fussi satisfatto e contento.
      Questi modi dispiacevano tanto a' cittadini savi e che solevano avere autorità, che erano quasi stracchi del vivere, perché e' vedevano la città rovinare ed andarne alla 'ngiú cento miglia per ora vedevano essere spogliati di ogni riputazione e potere; il che doleva loro e per rispetto proprio e perché in effetto quando gli uomini di qualità non hanno, io non dico la tirannide, ma quello grado che si conviene loro, la città ne patisce. Aggiugnevasi che ogni volta che nasceva qualche scompiglio, el popolo pigliava sospetto di loro e portava pericolo che non corressi loro a casa, in modo che ogni dí pareva loro, essere in sul tavoliere, e però sommamente desideravano che el governo presente si mutassi o almeno si riformassi, in modo che la città fussi bene governata, loro recuperassino parte del grado loro, ed in quello che avevano si potessino vivere e godere sicuramente. Era el medesimo appetito in quegli che si erano scoperti inimici di Piero de' Medici, perché per e' disordini della città avevano a stare in continuo sospetto che e' Medici non tornassino, e cosí riputavano avere a sbaraglio lo essere loro. Cosí gli uomini ricchi e che non attendevano allo stato, dolendosi di essere ogni dí sostenuti e taglieggiati a servire di danari el commune, desideravano uno vivere nel quale, governassi chi si volessi, non fussino molestati nelle loro facultà.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





Piero Medici Medici