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      Erasi quanto al governo di drento fatto uno principio buono, di avere creato uno gonfaloniere a vita; ma come a una nave non baste uno buono nocchiere se non sono bene ordinati gli altri instrumenti che la conducono, cosí non bastava al buono essere della città l'avere provisto di uno gonfaloniere a vita che facessi in questo corpo quasi lo uficio di nocchiere, se non si ordinavano le altre parte che si richieggono a una republica che voglia conservarsi libera e fuggire gli estremi della tirannide e della licenzia. E come non può essere chiamato buono nocchiere in una nave quello che non provede a introdurre gli instrumenti di che sopra è detto necessari, cosí in questa città non poteva essere chiamato buono gonfaloniere a vita quello che non provedeva gli altri ordini necessari e riparava agli inconvenienti detti di sopra.
      Quanto alle cose di fuora, la città si trovava due piaghe proprie: una le cose di Pisa, le quali se non si posavano ed in forma che Pisa fussi mostra, non ci potevamo posare noi; l'altra e' Medici, che benché paressino molto deboli e con pochi amici e sanza parte nella città, nondimeno se bene da loro propri non pareva ci potessino offendere e perturbare, pure per la potenzia avuta nella città e nel contado nostro, erano uno instrumento col quale e' potentati inimici nostri ci potevano piú facilmente bastonare. Aveva la città di poi qualche altro male piú accidentale e meno proprio: la inimicizia con Vitellozzo, el quale era uomo sí inquieto e di tale riputazione co' soldati ed appoggiato in modo da quella fazione Orsini, Pandolfo e Baglioni, che e' bisognava fare conto che, non si reconciliando o non si spegnendo, avessi a tenere la città in continui sospetti ed affanni; la potenzia ed ambizione del papa e duca Valentino, che era da temere assai rispetto alle forze grandissime della Chiesa e la vicinità degli stati di Romagna con noi; lo essere el Valentino uomo valente ed in sulle arme, e tanto piú quanto per le cose di Pisa la città nostra era debole e conquassata; questi erano e' mali che piú si vedevano e palpavano per ognuno.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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