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      Aggiunsesi di poi che el Valentino, el quale aveva a andare nel reame in aiuto de' franzesi, differí tanto con varie cagioni la andata, che e' seguitò el disordine detto di sopra, del quale el papa e lui si rallegrorono assai, giudicando che questa mutazione fussi a suo proposito. Per la qual cosa el re insospettito che non si accordassino con Ispagna, fece concetto che aparterebbe molto a sue sicurtà degli stati di Italia potersi valere di Toscana, e però disegnò di fare una unione di Firenze, Siena e Bologna. Ed a questo effetto avendone conferito colla città e fatto che la prestò favore a questa opera, fece ritornare Pandolfo Petrucci al governo di Siena, la quale cosa fu facile perché e' sanesi amici di Pandolfo, in mano de' quali era lo stato, come ebbono intesa la voluntà del re ed el favore che arebbono dalla città, posto da canto la paura del papa e Valentino, pacificamente e sanza alcuno tumulto lo rimessono in Siena. E lui prima promesse caldamente al re ed alla città, che come fussi tornato restituirebbe Montepulciano, di che non fece nulla, allegando massime non essere in potestà sua, perché el popolo non lo consentirebbe mai, e però bisognare aspettare qualche occasione, la quale come venisse, lui eseguirebbe volentieri; e cosí in questa cavillazione differí tanto, che e' si mutarono le condizione de' tempi.
      In questo tempo la città, ristretto lo esercito suo, si volse a dare el guasto a' pisani, e' quali, mandati oratori al papa e Valentino, ebbono da lui aiuto di qualche somma di danari e di fanterie, nondimeno el guasto si dette quasi per tutto, sendo commessario Antonio Giacomini che allora in quello mestiere avanzava di riputazione tutti gli altri cittadini.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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