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      E che questa sia la verità ne fa fede che lui morí o la notte medesima o el dí sequente, fanne fede che Valentino ed alcuni altri che vi si trovorono, caddono in mali lunghi e pericolosi e con segni di veleno, de' quali però non morirono, perché, per essere giovani, non fece sí subito lo effetto suo come nel papa che era vecchio e però ebbono tempo a curarsi.
      Cosí morí papa Alessandro in somma gloria e felicità, circa la qualità del quale s'ha a intendere che lui fu uomo valentissimo e di grande giudicio ed animo, come mostrorono e' modi sua e processi, ma come el principio del salire al papato fu brutto e vituperoso, avendo per danari comprato uno tanto grado, cosí furono e' sua governi non alieni da uno fondamento sí disonesto. Furono in lui ed abundantemente tutti e' vizi del corpo e dello animo, né si potette circa alla amministrazione della Chiesa pensare uno ordine sí cattivo che per lui non si mettessi a effetto: fu lussuriosissimo nell'uno e l'altro sesso, tenendo publicamente femine e garzoni, ma piú ancora nelle femine; e tanto passò el modo che fu publica opinione che egli usassi con madonna Lucrezia sua figliuola, alla quale portava uno tenerissimo e smisurato amore; fu avarissimo, non nel conservare el guadagnato, ma nello accumulare di nuovo, e dove vedde uno modo di potere trarre danari, non ebbe rispetto alcuno: vendevansi a tempo suo come allo incanto tutti e' benefici, le dispense, e' perdoni, e' vescovadi, e' cardinalati e tutte le dignità di corte, alle quali cose aveva deputati dua o tre sua confidati, uomini sagacissimi, che gli allogavano a chi piú ne dava.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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