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      Fece morire di veleno molti cardinali e prelati, ancora confidatissimi sua, quali vedeva ricchi di benefíci ed intendeva avere numerato assai in casa, per usurpare la loro ricchezza. La crudeltà fu grande, perché per suo ordine furono morti molti violentemente; non minore la ingratitudine colla quale fu cagione rovinare gli Sforzeschi e Colonnesi che l'avevano favorito al papato. Non era in lui nessuna religione, nessuna osservanzia di fede: prometteva largamente ogni cosa, non osservava se non tanto quanto gli fussi utile, nessuna cura della giustizia, perché a tempo suo era Roma come una spelonca di ladroni e di assassini; fu infinita la ambizione, e la quale tanto cresceva quanto acquistava e faceva stato; e nondimeno, non trovando e' peccati sua condegna retribuzione nel mondo, fu insino allo ultimo dí felicissimo.
      Giovane e quasi fanciullo, avendo Calisto suo zio papa, fu creato da lui cardinale, e poi vicecancelliere; nella quale degnità perseverò insino al papato con grande entrata, riputazione e tranquillità. Fatto papa, fece Cesare, suo figliuolo bastardo e vescovo di Pampalona, cardinale, contra tutti gli ordini e decreti della Chiesa che proibiscono che uno bastardo non possi essere fatto cardinale eziandio con dispensa del papa, fatto provare con falsi testimoni che gli era legittimo. Fattolo di poi secolare e privatolo del cardinalato, e vòlto l'animo a fare stato, furono e' successi sua piú volte maggiori ch'e' disegni e cominciando da Roma, disfatti gli Orsini, Colonnesi e Savelli, e quegli baroni romani che solevano essere temuti dagli altri pontefici, fu piú assoluto signore di Roma che mai fussi stato papa alcuno; acquistò con somma facilità le signorie di Romagna, della Marca e del ducato, e fatto uno stato bellissimo e potentissimo, n'avevano e' fiorentini paura grande, e' viniziani sospetto, el re di Francia lo stimava.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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