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      Furonne ne' primi cittadini di vari pareri: tutti acconsentivano lo ordine essere in sé buono, ma avere bisogno di due cose: l'una, che si dessi qualche premio a questi scritti, acciò che piú volentieri si esercitassino e piú fidelmente servissino; l'altra, che e' si osservassi fra loro una severa giustizia perché altrimenti essendo in su le arme, si avezzerebbono a fare superchierie, e sarebbe pericolo che un dí non si voltassino contro alla città o cittadini. E perché chi credeva che queste cose si farebbono, chi no, però nascevano e' dispareri: alcuni dubitavano che el gonfaloniere non gli adoperassi un dí a occupare la libertà o a spacciare e' cittadini inimici sua, e però terribilmente la dannavano, el popolo non si sapeva risolvere, e però per pigliarlo cominciorono a farne mostre in piazza de' Signori di seicento o ottocento per volta, ed esercitargli alla svizzera, in modo che colla moltitudine entrorono in riputazione.
      In questo tempo Bernardo Ruccellai, inimico capitale del gonfaloniere, e che doppo la creazione sue non si era mai voluto trovare a pratiche né intervenire in cosa alcuna publica, si partí occultamente della città ed andossene a Vignone, non avendo conferito forse con alcuno questo suo proposito e le cagione che lo movevano, fecesene vari giudici: alcuni stimorono che e' fussi partito perché veduto ordinare e' battaglioni e condurre don Michele, avessi paura che el gonfaloniere non volessi con modo estraordinario e tirannico manomettere gli inimici sua, la quale cosa facendosi, stimava avere a essere el primo o de' primi percossi, e lui ebbe caro si credessi fussi stata questa cause; alcuni crederono che Bernardo, male contento del gonfaloniere, avessi tenuto qualche pratica con Medici con Pandolfo Petrucci circa a mutare lo stato, e massime che Giovanni suo figliuolo, di cervello e modi simile al padre, era piú volte andato a Roma occultamente per le poste e però insospettito non essere messo in una quarantía, giudicio terribile, come di sotto si dirà, essersi partito.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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