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      Partissi adunche da Roma e stette molti dí fermo in quelle circumstanzie, perché e' favori del re gli mancavano sotto; pure di poi assodatosene, ne venne a Perugia e fatto accordo con Giampaolo Baglioni, che governava quella terra, gli dette condotta e lasciò uno legato in Perugia e ridusse quella terra in arbitrio suo rimettendovi ancora molti fuorusciti inimici di Giampaolo e restituendo loro e' bene usurpati. Richiese ancora la città di cento uomini d'arme per questa impresa; della quale dimanda faccendosi pratica, alcuni la contradissono, de' quali massime furono capi messer Francesco Gualterotti, messer Francesco Pepi ed Alamanno Salviati; e benché allegassino molte ragione che erano tenute debole, tacevano la vera che gli moveva, che era per fare vergogna al gonfaloniere ed al cardinale suo fratello e' quali avevano sanza dubio promesso privatamente al papa questo sussidio e volevano di questo beneficio publico acquistare grado in privato. Nondimeno, perché male si poteva negare questa dimanda Giovan Batista Ridolfi, Piero Guicciardini e molti altri la confortorono, in forma che accordandosi la piú parte e favorendola el gonfaloniere si consentí e si mandò con queste gente Marcantonio Colonna.
      Seguitò di poi el papa el suo viaggio, ed essendo pieno di sdegno contro a' viniziani, uscí della via diritta per non passare pe' terreni loro, e vennene in sul nostro per una via piú lunga e difficile, dove essendo accompagnato da Pierfancesco Tosinghi nostro commessario in Romagna, gli disse che era venuto el tempo che noi vedremo vendetta degli inimici della Chiesa e nostri, accennando apertamente de' viniziani.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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