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      In questo tempo medesimo el re di Napoli, essendo stato richiamato al governo degli stati della figliuola sua, deliberò tornarsene in Spagna, e però lasciato a Napoli uno viceré, si imbarcò, menandone seco Consalvo, e fatta la via da Savona, dove era aspettato dal re di Francia, entrò in Savona, e quivi stato alcuni dí a parlamento con quello re, rimontato in nave e menandone seco Consalvo, se ne andò in Spagna, dove gli fu consegnata, non sotto nome di re ma di governatore, la amministrazione di tutti quegli stati della figliuola. Fu la partita sua di Italia non con quello favore e riputazione che era venuto, e principalmente e' popoli del reame, che l'avevano aspettato come uno Dio, rimasono molto male contenti, perché e' fece loro imposizione assai di danari e messe ogni arte in fare danari nel regno.
      Cosí quegli che speravano che egli avessi a acconciare Italia, ne rimasono poco satisfatti, perché e' parve che e' pensassi a ogni altra cosa, e benché da molti, massime dagli oratori nostri, gli fussi mostro quanto lui ed ognuno aveva da temere de' viniziani per la potenzia loro, confortatolo a volere recuperare e' porti sua ed abassargli, e quanto la città nostra se fussi reintegrata di Pisa sarebbe buona a questi effetti, come molte volte aveva mostro la esperienzia de' tempi passati, nondimeno in tutte le pratiche si tenne con lui di Pisa, ogni cosa si riferiva a danari. Le quali cose erano imputate non solo alla natura sua che era avarissima, ma nelle necessità si trovava per lo accordo fatto con Francia, per vigore del quale era obligato dare a lui certa somma di danari, cioè cinquantamila ducati l'anno, duranti certi tempi, conservare in stato o dare ricompenso a molti che avevano seguitati e' franzesi, fare bene e rimunerare e' partigiani sua; le quale cose, per essere meno gli stati che gli uomini che gli bisognava contentare, era necessitato espedire con danari.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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