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      Di poi questo anno 1508, mentre si praticava col re, intendendosi come per la via di Lucca entrava di continuo grano in Pisa, si deliberò in una pratica de' dieci, scrivere al commessario di Cascina che facessi uno assalto a Vioreggio e gli trattassi in questo insulto quanto piú poteva da inimici, ed oltre agli altri cittadini, el gonfaloniere la riscaldò forte. Ma messer Francesco Gualterotti, Giovan Batista Ridolfi, Piero Guicciardini, Alamanno ed Iacopo Salviati, che non si trovorono nella pratica per essere assenti alle ville loro, la biasimorono forte, dicendo che era stato in tempo alieno, perché e' non era bene, vegghiando le pratiche di Pisa con Francia, introdurre nuove difficultà; e parve questa ragione molto verisimile, ed el gonfaloniere gustandola se ne pentí in modo che, se fussino stati a tempo, arebbono rivocato la commessione al commessario. Ma era tardi, perché el commessario subito aviò una parte di gente in verso Vioreggio, le quali abruciando magazzini, rubando ed ardendo drappi, menandone bestiame di ogni regione, feciono a' lucchesi un danno grande, in modo che loro risentitisi assai ed impauriti, benché si dolessino in Francia, a Roma ed in ogni luogo, mandorono a Firenze, per tentare gli animi nostri, oratore uno Giampaolo Giglio mercatante che non aveva in Lucca molta autorità. El quale introducendo pratiche d'accordo, trovando gli animi de' primi cittadini bene disposti ed avendo riferito a Lucca, mandorono imbasciadori messer Gian Marco de' Medici e detto Giampaolo, e si cominciò la cosa a apiccare di buone gambe, perché e' lucchesi erano stati ributtati in Francia, poi che furono udite le giustificazione nostre; e si comprese che quello assalto, benché contro alla opinione de' piú savi, fu pure utile e fece fede che el procedere con tanti rispetti, el volere tanto antivedere ed el farsi tanta paura, è qualche volta cosí nocivo come utile.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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