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      Dovunque compariva, era una festa. Si sarebbe detto che il suo passaggio avesse qualche cosa che riscaldava ed illuminava; i fanciulli e i vecchi venivan sulla soglia delle porte per il vescovo, come per il sole. Egli benediceva e veniva benedetto, e la gente indicava la sua casa a chiunque aveva bisogno di qualcosa.
      Qua e là si fermava, parlava ai ragazzi ed alle bambine e sorrideva alle madri. Finché aveva denari, visitava i poveri; quando non ne aveva più visitava i ricchi.
      Siccome faceva durare le tonache molto a lungo non voleva che se ne accorgessero, non usciva mai in città, se non colla sopravveste violacea; il che l'infastidiva un poco, d'estate.
      La sera, alle otto e mezzo, cenava colla sorella, mentre la signora Magloire, in piedi dietro di essi, li serviva a tavola. Nulla di più frugale di quei pasti; pure, se il vescovo aveva a cena un suo curato, la signora Magloire ne approfittava per servire a monsignore qualche eccellente pesce di lago e qualche selvaggina ricercata della montagna. Ogni curato era un pretesto ad un buon pranzo, ed il vescovo lasciava fare; all'infuori di questo, la sua solita tavola si componeva solo di legumi cotti nell'acqua e di minestra coll'olio. Perciò si diceva in città: «Quando il vescovo non si tratta da curato, si tratta da trappista.»
      Dopo cena, chiacchierava per circa mezz'ora colla signorina Baptistine e colla signora Magloire; poi si ritirava nella sua stanza e tornava a scrivere ora su fogli volanti, ora sui margini di qualche in-folio, perché era letterato e alquanto dotto.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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