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      Non gli avrebbero tagliato la testa, perché ci vuol clemenza; ma almeno l'avrebbero bandito a vita. Un esempio, dopo tutto, eccetera, eccetera! Del resto era un ateo, come tutta quella genìa... Cicaleccio delle oche sull'avvoltoio.
      Ma era proprio un avvoltoio, quel G.? Sì, stando a quel che v'era di selvaggio nella sua solitudine. Siccome non aveva votato la morte del re, non era stato compreso nel decreto d'esilio ed aveva potuto restare in Francia. Abitava a tre quarti d'ora di distanza dalla città, lontano da ogni capanna, da qualsiasi strada, in un incognito recesso d'una valletta selvaggia; laggiù aveva, si sussurrava, una specie di campo, una tana, un ricovero. Nessun vicino e nemmeno l'ombra d'un viandante; da quando abitava in quella valletta, il sentiero che vi conduceva era scomparso sotto l'erba. Si parlava di quel luogo come della casa del boia.
      Pure, il vescovo di tanto in tanto guardava pensieroso l'orizzonte dalla parte dove un ciuffo d'alberi indicava la valletta del vecchio convenzionale, dicendo fra sé: «Ecco un'anima che è sola.» E, in fondo al suo pensiero, aggiungeva: «Debbo visitarlo.»
      Ma, confessiamolo, quell'idea, così naturale di primo acchito, gli appariva, dopo un momento di riflessione, come strana e impossibile, quasi ripugnante. Poiché, in fondo, egli condivideva l'impressione generale ed il convenzionale gli ispirava, senza che se ne rendesse esattamente conto, quel sentimento che è come la frontiera dell'odio e che viene così ben espresso dalla parola ripulsione.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Francia