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      » Il brutto aspetto, le deformità dell'istinto non lo turbavano e non l'indignavano; ne era anzi commosso, quasi intenerito. Sembrava che, pensieroso, egli andasse cercandone, al di là della vita apparente, la causa, la spiegazione o la giustificazione; in certi momenti sembrava chiedesse a Dio qualche commutazione. Esaminava senza collera, coll'occhio del linguista che decifra un palinsesto, la quantità di caos ancora nella natura e quella fantasticheria gli faceva talvolta sfuggire frasi strane. Un mattino, mentre era nel giardino e si credeva solo, mentre sua sorella camminava dietro lui, si fermò ad un tratto e guardò qualcosa in terra: era un grosso ragno, nero, peloso, orribile. La sorella l'intese dire: «Povera bestia; non è colpa sua.»
      Perché non dire queste puerilità quasi divine della bontà? Puerilità, sia; ma codeste sublimi puerilità sono state di San Francesco e di Marco Aurelio.
      Un giorno si buscò una storta per non avere voluto schiacciare una formica. Così viveva quel giusto. Talvolta s'addormentava in giardino, ed allora non era affatto meno venerabile.
      Monsignor Bienvenu era stato un tempo, a quanto si diceva della sua giovinezza ed anche della sua virilità, passionale, quasi violento. La sua mansuetudine universale era meno istinto di natura che risultato d'una grande convinzione, filtrata nel suo cuore attraverso la vita lentamente, pensiero su pensiero, poiché, in un carattere simile alla roccia, possono esserci i fori delle gocce d'acqua ed i loro scavi sono incancellabili, come le loro formazioni sono indistruttibili.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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