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      Uno degli uomini seduto a tavola, un pescivendolo, prima di entrare nella taverna della via Chaffaut, s'era recato a condurre il cavallo nella scuderia dell'albergo di Labarre. Il caso aveva voluto che, proprio quel mattino, egli avesse incontrato quel forestiero di brutto aspetto, mentre camminava tra Bras d'Asse e... (mi sono scordato il nome, ma dev'essere Escoublon); ora, quell'uomo, che pareva già stanchissimo, l'aveva pregato di prenderlo in groppa, al che il pescivendolo aveva risposto affrettando il passo. Quel pescivendolo faceva parte, mezz'ora prima, del gruppo che circondava Giacomino Labarre ed aveva raccontato lo sgradevole incontro del mattino agli ospiti della Croce di Colbas. Fece dal suo posto un cenno impercettibile al taverniere; colui gli si accostò e scambiarono poche parole a bassa voce. L'uomo era ricaduto nelle sue riflessioni.
      Il taverniere tornò verso il camino, posò bruscamente una mano sulla spalla del cliente e gli disse:
      «Tu andrai subito via di qui.»
      Il forestiero si voltò e disse con dolcezza:
      «Ah! Anche voi sapete...»
      «Sì.»
      «M'hanno mandato via dall'altro albergo.»
      «Ed ora ti scaccio da questo.»
      «E dove volete che vada?»
      «Altrove.»
      L'uomo prese il bastone ed il sacco e se ne andò. Mentre usciva, alcuni ragazzi, che l'avevano seguito fin dalla Croce di Colbas e che parevano aspettarlo, gli tirarono delle sassate. Egli tornò incollerito sui suoi passi e li minacciò col bastone, ma i fanciulli si dispersero come uno stormo d'uccelli.
      Passò davanti alla prigione.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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