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      «Sono un prete che abita qui,» disse il vescovo.
      «Un prete!» riprese l'uomo. «Oh, che bravo prete! non mi chiederete denaro, vero? Siete il curato, dunque? Il curato di quella gran chiesa; to', è vero, bestia che sono! Non avevo visto la vostra calotta!»
      Mentre parlava, aveva deposto il sacco e il bastone in un angolo e, rimesso in tasca il passaporto, s'era seduto; la signorina Baptistine l'osservava con dolcezza. Egli continuò:
      «Voi siete umano, signor curato, e non mi disprezzate; che bella cosa un prete buono. Allora, non avete bisogno che vi paghi?»
      «No!» disse il vescovo. «Tenete il vostro denaro. Quanto avete? Mi pare che abbiate detto centonove franchi.»
      «E quindici soldi,» soggiunse l'uomo.
      «Centonove franchi e quindici soldi. E quanto tempo ci avete messo a guadagnarli?»
      «Diciannove anni.»
      «Diciannove anni?»
      E il vescovo sospirò profondamente.
      L'uomo continuò: «Ho ancora tutto il denaro; da quattro giorni a questa parte ho speso solo venticinque soldi, che ho guadagnati a Grasse, aiutando a scaricare dei carri. Poiché siete abate, vi dirò che al bagno abbiamo un cappellano. E un giorno, poi, ho visto un vescovo, monsignore, come lo chiamano; era il vescovo della cattedrale di Marsiglia, cioè il curato che sta sopra i curati. Perdonatemi se dico male queste cose; ma per me sono così lontane! Noialtri, capirete bene! Ha detto la messa in mezzo al carcere sopra un altare e aveva in testa una cosa puntuta, tutta d'oro, che brillava alla luce del mezzodì. Noi eravamo in fila su tre lati; sì, coi cannoni in faccia, colla miccia accesa.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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