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      Ma non si vedeva bene; ha parlato, ma era troppo lontano e noi non sentivamo. Ecco cos'è un vescovo.»
      Mentre parlava, il vescovo era andato a chiudere la porta, rimasta spalancata. Intanto la signora Magloire rientrò, portando una posata, che mise in tavola.
      «Signora Magloire,» disse il vescovo «mettete quella posata più che potete vicino al fuoco.» E, volgendosi all'ospite: «Il vento della notte è rigido, nelle Alpi: dovete aver freddo, signore.»
      Ogni qual volta egli diceva quella parola signore, colla sua voce dolcemente grave e carezzevole, il volto dell'uomo si rischiarava. Dare del signore a un forzato, è come dare un bicchier d'acqua a un naufrago della Medusa; l'ignominia ha sete di stima.
      «Questa lucerna,» disse il vescovo «rischiara malissimo».
      La signora Magloire capì e andò a cercare nella stanza da letto di monsignore i due candelieri d'argento, che mise accesi sulla tavola.
      «Voi siete buono, signor curato,» riprese l'uomo. «Non mi disprezzate, mi ricevete in casa vostra e accendete le vostre candele per me. Eppure non v'ho nascosto donde vengo, non v'ho nascosto che sono un disgraziato.»
      Il vescovo, seduto vicino a lui, gli toccò dolcemente la mano: «Potevate anche non dirmi chi eravate. Questa non è la mia casa, è la casa di Gesù Cristo; questa porta non chiede a colui che entra se abbia un nome, ma se abbia un dolore. Voi soffrite, avete fame e freddo: siate il benvenuto. E non state a ringraziarmi, non mi dite che vi ricevo in casa mia; poiché nessuno è qui in casa sua, se non colui che ha bisogno d'un asilo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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