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      Aperse gli occhi, guardò un momento l'oscurità che lo circondava e li richiuse per riaddormentarsi.
      Quando molte sensazioni diverse hanno agitato la giornata e vi son cose che tengono occupata la mente, ci si addormenta, ma non si può riaddormentarsi. Il sonno giunge più facilmente che non ritorni; e questo capitò a Valjean che, non potendo riaddormentarsi, si mise a pensare.
     
      Era uno di quei momenti in cui le idee che passano per la mente sono torbide. Nel suo cervello v'era una specie di oscuro andirivieni; i ricordi antichi e quelli immediati vi galleggiavano alla rinfusa, incrociandosi confusamente, perdendo forma, ingrandendosi a dismisura, per sparire improvvisamente, come se cadessero in un'acqua fangosa ed agitata. Gli venivan molti pensieri ma uno si ripresentava continuamente e scacciava gli altri; quel pensiero, diciamolo subito, gli presentava le sei posate d'argento ed il cucchiaione che la signora Magloire aveva messo in tavola.
      Quelle sei posate d'argento l'ossessionavano. Erano lì, a pochi passi da lui: mentre attraversava la camera vicina, per entrare in quella che occupava, la vecchia domestica le stava mettendo in uno stipo a capo del letto ed egli aveva ben notato quello stipo; era a destra, venendo dalla sala da pranzo. Erano massicce; vecchia argenteria. Col cucchiaione, c'era da cavarne almeno duecento franchi, il doppio di quel che aveva guadagnato in diciannove anni. È vero che avrebbe guadagnato di più se l'amministrazione non l'avesse derubato.
      La sua mente oscillò per un'ora buona in mille ondeggiamenti, ai quali si mischiava pure qualche contrasto.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Valjean Magloire