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      Giunto alla finestra, Valjean l'esaminò: era senza inferriate, dava sul giardino ed era chiusa soltanto, secondo l'uso del paese, con una piccola spina. L'aperse; ma, all'entrare dell'aria fredda e viva, la richiuse subito e guardò il giardino, con quello sguardo attento, che studia più che non guardi. Il giardino era cinto da un muro bianco abbastanza basso, facile a scalare; in fondo, al di là, si distinguevano alcune cime d'alberi ugualmente intervallate, perché quel muro separava il giardino da un viale o da una viuzza alberata.
      Dopo aver gettato quell'occhiata, egli con una mossa risoluta si diresse al letto, prese lo zaino l'aperse e vi frugò dentro togliendone qualcosa che depose sul letto; poi ficcò le scarpe in una tasca dello zaino, rinchiuse, si buttò in spalla il sacco, si mise in testa la berretta, abbassandone la visiera sugli occhi, cercò brancolando il bastone e andò a posarlo nel vano della finestra. Ciò fatto, tornò al letto ed afferrò risolutamente l'oggetto che vi aveva deposto, una specie di sbarra di ferro, aguzza come uno spiedo ad una estremità.
      Difficile distinguere, nell'oscurità, per quale uso poteva essere stato costruito quel ferro. Era forse una leva? O una clava? Se fosse stato giorno, si sarebbe potuto vedere come fosse un paletto da minatore; a quei tempi s'impiegavano talvolta i forzati a estrarre roccia dalle colline elevate che circondano Tolone e non era raro ch'essi avessero a loro disposizione utensili da minatore. I paletti da minatore sono di ferro massiccio e terminano all'estremità inferiore con una punta, per infiggerli nella roccia.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Valjean Tolone