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      Gli pareva impossibile che l'orribile fracasso di quel cardine irritato non avesse scrollato tutta la casa come una scossa di terremoto; la porta, spinta da lui, aveva dato l'allarme, aveva chiamato: il vecchio stava certo per alzarsi e le due donne per strillare; gente sarebbe corsa in loro aiuto, ed entro un quarto d'ora, la città sarebbe stata a rumore e la gendarmeria in piedi. Per un momento si credette perduto.
      Rimase immobile al suo posto, impietrito come la statua di sale, senza osare un movimento. Trascorsero così alcuni minuti; poiché la porta era spalancata, s'arrischiò a guardare nella camera. Nulla si era mosso. Tese l'orecchio: nulla si moveva nella casa. Il rumore del cardine arrugginito non aveva svegliato nessuno.
      Quel primo pericolo era passato; ma in lui era rimasto ancora uno spaventoso tumulto. Pure non indietreggiò, come non era indietreggiato quando s'era creduto perduto; anzi, pensò soltanto a farla finita presto, con un passo entrò nella camera.
      Era nella più perfetta calma. Si distinguevano qua e là forme confuse ed incerte, che alla luce del giorno sarebbero apparsi fogli sparsi sopra una tavola, in-folio aperti, volumi ammonticchiati sopra una seggiola, una poltrona ingombra di vesti e un inginocchiatoio, ma in quell'ora eran solo angoli tenebrosi e chiazze biancastre. Valjean avanzò con precauzione, per non urtare contro i mobili; sentiva dal fondo della camera il respiro uguale e tranquillo del vescovo addormentato.
      Ad un tratto si fermò. Era vicino al letto e c'era arrivato più presto di quanto non avrebbe creduto.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886