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      La natura mescola talvolta i suoi effetti e spettacoli alle nostre azioni, con una specie d'opportunità cupa e intelligente, come volesse farci riflettere. Da circa mezz'ora una gran nuvola copriva il cielo; nel momento in cui Jean Valjean si fermò davanti al letto, quella nuvola si lacerò, come se l'avesse fatto apposta, ed un raggio di luna, attraversando l'alta finestra, venne ad illuminare d'un sùbito il pallido viso del vescovo. Egli dormiva tranquillo, quasi vestito nel letto, per via delle fredde nottate delle Basse Alpi; una vestaglia di lana scura gli copriva le braccia fino ai polsi e la testa era rovesciata sul cuscino, nell'atteggiamento rilassato del riposo. Lasciava pender fuori dal letto la mano adorna dell'anello pastorale, quella mano da cui erano cadute tante opere buone e azioni sante. Tutto il suo volto s'illuminava d'una vaga espressione di soddisfazione, di speranza e di beatitudine; era più che un sorriso, era quasi un'irradiazione. V'era sulla sua fronte l'inesprimibile riverbero d'una luce che non si vedeva; poiché durante il sonno l'anima del giusto contempla un cielo misterioso ed un riflesso di quel cielo era sul volto del vescovo. Ed era ad un tempo una trasparenza luminosa, perché quel cielo era dentro di lui, era la sua coscienza.
      Nell'istante in cui il raggio di luce venne, per così dire, a sovrapporsi a quell'interna luminosità, il vescovo addormentato apparve come in un nimbo, pur rimanendo sempre dolcemente velato da una ineffabile semi oscurità. Quella luna nel cielo, quella natura assopita, quel giardino tranquillo, quella casa così calma, l'ora, il momento, il silenzio aggiungevano un non so che di solenne e di indicibile al venerabile riposo di quel saggio, circondavano d'una specie d'aureola maestosa e serena quei capelli bianchi, quegli occhi chiusi, quel viso tutto speranza e fiducia, quella testa di vecchio e quel sonno di bimbo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Jean Valjean Basse Alpi