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      Il popolo minuto delle provincie si agita, quello di Parigi, no. Sono tutti omiciattoli, sire, e ce ne vorrebbero due, uno sopra l'altro, per fare uno dei vostri granatieri. Non c'è da temere dal popolaccio della capitale; ed è notevole che la statura, in questa popolazione, è ancor diminuita da cinquant'anni in qua, di modo che il parigino è più piccolo che non fosse prima della rivoluzione. Non è pericoloso, insomma; è canagliume, ma buono.»
      Che un gatto possa cambiarsi in leone, i prefetti di polizia non credono possibile; eppure capita, ed è per l'appunto il miracolo del popolo di Parigi. Del resto, il gatto, così disprezzato dal conte Anglès, godeva la stima delle antiche repubbliche; incarnava ai loro occhi la libertà e, riscontro alla Minerva aperta del Pireo, v'era sulla pubblica piazza di Corinto la colossale statua d'un gatto. L'ingenua polizia della restaurazione vedeva troppo «in bello» il popolo parigino, che non è, come crede taluno, «un canagliume, ma buono». Il parigino sta al francese come l'ateniese al greco; nessuno sa dormire meglio di lui, nessuno più di lui sa aver l'aria di dimenticare; però, non bisogna fidarsene troppo, poiché, se è capace di indifferenza, quando c'è la gloria di mezzo sa essere ammirevole in ogni specie di furia. Dategli una picca e farà il 10 agosto; dategli un fucile ed avrete Austerlitz. Esso è il punto d'appoggio di Napoleone e la carta decisiva di Danton. Si tratta della patria? ecco, si arruola. Della libertà? ed ecco, disselcia le strade.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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