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      Son triste; non ha fatto che piovere tutta l'estate e il vento punge e non vuol calmarsi. Blanchevelle è brutto quanto mai e al mercato sono rari i piselli; non so che mangiare, ho lo spleen, come dicono gli inglesi e il burro costa caro! E poi, guarda che orrore! Stiamo cenando in un locale in cui c'è un letto e questo mi rende infelice.»
      VII • SAGGEZZA DI THOLOMYÈSIntanto, mentre alcuni cantavano, gli altri discorrevano tumultuosamente, tutti insieme; c'era un rumore confuso. Tholomyès intervenne.
      «Cerchiamo di non parlare a vanvera e troppo in fretta,» esclamò.
      «Meditiamo, se vogliamo essere brillanti; improvvisare vuota stupidamente il cervello. Niente premura, signori! Uniamo la maestà colla crapula e mangiamo con raccoglimento; banchettiamo adagio, e non affrettiamoci. Guardate la primavera: se s'affretta troppo brucia, ossia gela. E come l'eccesso di zelo perde i peschi e gli albicocchi, così perde la grazia e la gioia dei buoni pranzi. Nessuno zelo, signori; Grimod della Reynière è della stessa opinione di Talleyrand
      Una sorda ribellione si manifestò.
      «Lasciaci tranquilli Tholomyès,» disse Blanchevelle.
      «Abbasso il tiranno!» esclamò Fameuil.
      «Bombarde è sinonimo di crapula e di gozzoviglia!» rinforzò Listolier.
      «È domenica,» riprese Fameuil.
      «E noi siamo sobrî,» soggiunse Listolier.
      «Tholomyès,» fece Blanchevelle «contempla la mia calma.»
      «Tu sei il marchese,» rispose Tholomyès.
      Questo mediocre giuoco di parole (il marchese di Montcalm era un realista allora celebre) fece l'effetto d'una pietra in un pantano; tutte le rane tacquero.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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