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      Videro così i giovanotti uscire a braccetto dalla taverna di Bombarde; essi si voltarono e fecero loro dei cenni, ridendo, per scomparire poi in quella polverosa calca domenicale, che invade settimanalmente i Champs-Elysées.
      «Non state via troppo!» gridò Fantine.
      «Che cosa ci porteranno?» disse Zéphine.
      «Qualcosa di grazioso, certo,» fece Dahlia.
      «Per conto mio,» disse Favourite «voglio che sia d'oro.»
      Quasi subito, esse furono distratte dal movimento lungo la riva, che potevano distinguere attraverso ai rami delle grandi piante e che le divertiva. Era l'ora della partenza delle carrozze postali e delle diligenze ed a quei tempi quasi tutte le vetture dirette a sud e ad ovest passavano dai Champs-Elysées, seguendo per la maggior parte il lungo Senna ed uscendo dalla barriera di Passy. Di minuto in minuto qualche grossa vettura, dipinta di giallo e di nero e stracarica, con un rumoroso equipaggio e quasi sformata a forza di bauli, coperte e valige, piena di teste che sparivano d'un subito, stritolando la ghiaia e cangiando in acciarino i sassi del selciato, si scagliava fendendo la folla con le scintille d'una fucina, con la polvere per fumo e l'aspetto d'una furia. Quel baccano rallegrava le fanciulle; Favourite, anzi, esclamò:
      «Che fracasso! Si direbbero gente incatenata che scappa.»
      Una volta una di quelle vetture, difficili a scorgersi in mezzo agli olmi folti, si fermò un momento, per ripartire poi al galoppo. Fantine si stupì.
      «Strano!» disse. «Credevo che la diligenza non si fermasse.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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