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      Ella adorava la sua bimba. Quanto più scendeva in basso, quanto più tutto si oscurava intorno a lei, tanto più quel dolce angioletto splendeva di luce in fondo alla sua anima; diceva: «Quando sarò ricca, avrò con me la mia Cosette,» e rideva. La tosse non le dava tregua, aveva spesso la schiena in sudore.
      Un giorno, ricevette dai Thénardier una lettera così concepita: «Cosette è malata d'una malattia che regna in paese: una febbre miliare, la chiamano. Ci vogliono medicine costose e questo ci manda in rovina; non possiamo più pagare. Se entro otto giorni non ci manderete quaranta franchi, la piccina morirà.»
      Ella diede in uno scoppio di risa e disse alla vicina: «To' come sono stupidi! Quaranta franchi! Come niente! Sono due napoleoni. Dove vogliono che vada a prenderli? Come sono stupidi, questi contadini!»
      Pure, uscì sulla scala, vicino ad una finestrella, e rilesse la lettera; scese le scale, uscì sulla via, correndo, saltando e sempre ridendo. Qualcuno che l'incontrò le chiese: «Che avete, da essere così allegra?»
      Ella rispose: «È una sciocchezza grossa come una casa che m'hanno scritto adesso certi contadini: mi domandano quaranta franchi. È vero che sono contadini?»
      Mentre passava per la piazza, vide molta gente intorno ad una carrozza di forma bizzarra; sull'imperiale un uomo vestito di rosso concionava; era un ciarlatano dentista di passaggio, che offriva al pubblico dentiere complete, unguenti, polveri ed elisiri. Fantine si unì al gruppo e si mise a ridere come gli altri di quell'arringa, in cui v'era il gergo per il volgo e il vernacolo per le persone ammodo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Cosette Thénardier