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      Il cavadenti vide quella bella ragazza che rideva ed esclamò all'improvviso: «Ehi, quella ragazza che ride! Avete dei bei denti. Se volete vendermi le vostre due palette, ve le pago un napoleone d'oro ciascuna.»
      «Che diavolo sono, le mie palette?» chiese Fantine.
      «Le palette,» riprese il professor dentista «sono i due incisivi di mezzo, in alto.»
      «Che orrore!» esclamò Fantine.
      «Due napoleoni!» brontolò una vecchia sdentata ch'era presente. «Quella è fortunata!»
      Fantine scappò via, turandosi le orecchie, per non sentire la voce roca dell'uomo, che le gridava: «Rifletteteci, bella mia! Due napoleoni possono far buon pro; se ve lo dice il cuore, venite stasera all'albergo della Tolda d'argento e mi troverete.»
      Quando Fantine rincasò, era furiosa e raccontò la cosa alla sua buona vicina Margherita. «Capite? Non è un uomo abbominevole? Come si fa a lasciar girare per il paese simile genìa? Strapparmi i due denti davanti! Ma sarei orribile! I capelli rinascono; ma i denti!... Ah, che mostro d'uomo! Preferirei buttarmi dal quinto piano colla testa in giù! M'ha detto che lo troverei stasera alla Tolda d'argento.»
      «E che cosa offriva?» chiese Margherita.
      «Due napoleoni.»
      «Che sono quaranta franchi.»
      «Sì,» disse Fantine «sono quaranta franchi.»
      Pensierosa si rimise al lavoro. In capo ad un quarto d'ora, piantò lì il cucito ed andò a rileggere la lettera dei Thénardier sulla scala; quando rientrò disse a Margherita, che lavorava accanto a lei:
      «Che cos'è la febbre miliare? Lo sapete?»
      «Sì,» rispose la vecchia zitella; «è una malattia.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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