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      Le donne di quella classe sono interamente rimesse dalle nostre leggi alla discrezione della polizia, che ne fa quel che vuole, le punisce come meglio le aggrada e confisca a piacer suo quelle due tristi cose ch'esse chiamano la loro industria e la loro libertà. Javert era impassibile, il suo viso serio non tradiva alcuna commozione; tuttavia, era gravemente e profondamente preoccupato. Era uno di quei momenti in cui esercitava senza controllo, ma con tutti gli scrupoli d'una coscienza severa, il suo temibile potere discrezionale. In quello istante sentiva che il suo sgabello d'agente di polizia era un tribunale, e giudicava; giudicava e condannava. Raccoglieva tutte le idee che poteva avere nella mente intorno alla grande cosa che stava facendo. Più esaminava la faccenda di quella mala femmina e più si sentiva rivoltare; evidentemente aveva assistito ad un delitto; laggiù nella via aveva veduto la società, rappresentata da un proprietario elettore, insultata ed assalita da una creatura al bando di tutto. Una prostituta aveva attentato ad un borghese. Egli Javert, l'aveva visto: e scriveva in silenzio.
      Quand'ebbe finito, firmò, piegò il foglio e disse al sergente, consegnandoglielo: «Prendete tre uomini e conducete questa puttana alle carceri.» Poi, volgendosi verso Fantine, aggiunse: «Ne hai per sei mesi.»
      La disgraziata trasalì.
      «Sei mesi? Sei mesi di prigione?» gridò. «Guadagnare per sei mesi sette soldi al giorno? Ma che sarà di Cosette? Mia figlia! Mia figlia! Ma io debbo ancora più di cento franchi ai Thénardier; lo sapete, signor ispettore?


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Javert Fantine Cosette Thénardier